Prenditi cura di me: l’importanza della relazione genitori-bambino nei primi anni di vita – Psicologa Roma Acilia Ostia – Psicoterapeuta Infernetto Casal Palocco – Online
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Prenditi cura di me: l’importanza della relazione genitori-bambino nei primi anni di vita

Per comprendere lo sviluppo infantile, l’ambiente più importante da considerare è la famiglia, poiché al suo interno avviene la maggior parte del processo di crescita e maturazione dell’individuo. Infatti, il senso di sé di una persona, la sua identità, si fonda sulla realtà dei legami affettivi sperimentati a partire dai primissimi anni.

Ogni neonato possiede capacità innate necessarie allo sviluppo e alla sopravvivenza, determinate a livello biologico e genetico: la spinta a esplorare, a regolare i propri stati fisici e psichici, a entrare in relazione con gli altri. L’ambiente di vita con la sua azione può stimolare, modificare o bloccare tali potenzialità.

Sulla base del comportamento pratico dei genitori o di chi si prende cura di lui, il bambino forma l’idea basilare di se stesso nel mondo e costruisce i modelli interni di Sé e degli altri. Questi modelli sono importantissimi perché rappresentano la mappa interiore attraverso cui si orienterà nelle esperienze future.

Nati per stare insieme

La relazione è alla base di tutto. Il bambino è predisposto dalla nascita a entrare in rapporto con chi si prende cura di lui, perché da questo dipende la sua sopravvivenza fisica e psicologica.

Da subito riconosce la voce del genitore e mostra una preferenza spiccata per il volto umano. Tende istintivamente a guardare le cose in movimento. Impara presto riconoscere le cose familiari da quelle che non lo sono, mostrandosi rassicurato dalle prime e curioso o spaventato verso le seconde. Utilizza il pianto e il sorriso come potenti mezzi di comunicazione nei confronti dei genitori.

I bambini istituzionalizzati che non hanno nessuno che interagisca con loro, anche se le loro esigenze fisiche sono soddisfatte, si ammalano gravemente: perdita di peso, disturbi del sonno, ritardi nello sviluppo fisico e motorio, assenza di espressioni emotive, letargia, fino alla morte.

Una mente in costruzione

Lo sviluppo della vita mentale del bambino è legato alla relazione con chi si è preso cura di lui nei primi anni di vita.

Il piccolo appena nato non differenzia se stesso dall’ambiente circostante e sperimenta tensioni “senza nome” che non capisce da dove provengano né che senso abbiano. Ad esempio, non sa se la fonte di uno stimolo sia interna o esterna, se la tensione che sente sia eccitazione o stanchezza, oppure se il dolore sia fame o freddo o qualcos’altro ancora.

Il neonato è impotente di fronte ad un mondo sconosciuto. Quando sperimenta uno stato di tensione e angoscia non può fare altro che manifestare il suo disagio attraverso dei segnali, come il pianto   .

Un genitore empatico accoglie lo stato interno del figlio e, attraverso una continua opera di contenimento e rispecchiamento, dà un nome e un significato alle esperienze sconosciute, rendendole pensabili e tollerabili. Come alcuni uccelli masticano il cibo prima di darlo ai loro piccoli, così il genitore “mastica” per lui le sensazioni e le emozioni, rendendole “digeribili”. In questo modo gli insegnerà a mangiare -a pensare- da solo: a differenziare gli stati fisici da quelli psicologici, a decifrare le sensazioni corporee e a riconoscere le proprie emozioni.

Soddisfazione dei bisogni e fiducia di base

Quando il genitore comprende i segnali del bambino, ad esempio capisce che piange perché a fame, la sua risposta (dargli il latte) contiene informazioni vitali a più livelli:

  • la definizione della sensazione sconosciuta: è fame;
  • la soluzione al problema: mangiare;
  • un messaggio di fiducia che fa sentire il bambino potente, invece che in balia di un mondo sconosciuto e pericoloso.

Se il genitore è in grado di comprendere e rispondere ai bisogni del figlio in maniera adeguata, questo imparerà a entrare in sintonia con i propri stati interni e svilupperà una fiducia di base in se stesso e nel mondo. Altrimenti, sprofonderà in uno stato di angoscia e frustrazione, nel quale le esperienze non sono né comprensibili né pensabili.

Confini e modelli sicuri

Quello che conduce un individuo a uno sviluppo equilibrato della personalità è avere nella famiglia d’origine la possibilità, da un lato, di esprimere e vedere soddisfatti i propri bisogni, sentendosi amato e valorizzato, dall’altro di sperimentare precisi limiti che gli permettano di distinguere mondo esterno e interno e lo aiutino a tollerare le tensioni e a gestire impulsi ed emozioni.

I limiti sono necessari, anche se non devono essere imposti come freddi rifiuti, ma come confini sicuri. Inoltre, è fondamentale la coerenza delle figure genitoriali: modalità stabili e ripetitive di rapporto offrono sicurezza e una base certa per l’assimilazione di norme e modelli familiari. Con la crescita, le routine e le regole della famiglia dovrebbero modificarsi per rispettare le nuove capacità ed esigenze del bambino.

Genitori non perfetti, ma “sufficientemente buoni”

Il genitore, per comprendere e rispondere adeguatamente ai  bisogni del figlio, non deve essere perfetto, basta che sia “sufficientemente buono” (Winnicott), cioè abbastanza equilibrato da riuscire ad entrare in sintonia con il bambino e a trattarlo come un individuo con la sua personalità e le sue necessità. Non deve avere problemi tali che gli impediscano di dedicarsi al figlio o che lo che lo portino a negare i suoi bisogni oppure fraintenderli, scambiandoli con i propri.

Il bambino ha il bisogno fondamentale di ritrovare i propri pensieri, sentimenti e intenzioni nella mente di chi lo accudisce: il genitore è uno specchio nel quale conoscere e trovare il proprio Sé.

La fiducia nella disponibilità e nella capacità dei genitori di prendersi cura di lui, è per il figlio la base della stabilità emotiva e psicologica. Invece, una relazione insicura, caotica, disturbata mina alle fondamenta lo sviluppo psichico e la personalità del piccolo.

Clima familiare e rischio di problematiche future

Nei primi anni di vita, se il clima familiare è positivo, assistiamo al maturare d’importanti processi psichici: il nucleo affettivo del Sé si consolida, si sviluppano il senso di reciprocità, l’empatia, l’accettazione delle regole, il senso del noi. Se invece il clima è negativo, si presenta il rischio di problematiche psicologiche, affettive e sociali, che possono emergere subito o svilupparsi in seguito. I disturbi psichici nascono proprio dalla distorsione dei normali processi evolutivi, che possono essere deragliati o bloccati.

Quando la madre o il padre corrispondono ai bisogni del bambino solo in modo parziale o alterato, quando egli guardando nei loro occhi non trova se stesso ma il riflesso dei loro problemi personali o di coppia, ci saranno pesanti conseguenze sullo sviluppo della sua capacità di pensare e di relazionarsi. Purtroppo, in questa situazione, il bambino rimarrà sguarnito dal punto di vista psicologico, presenterà deficit o svilupperà una corazza difensiva, un “falso Sé” implicato nella genesi di molti disturbi psichici.

Psicologa Psicoterapeuta Acilia (Ostia, Infernetto, Casal Palocco-Axa, Eur) e Corso Trieste, Roma.

Bibliografia

Bion W.R. (1962), Apprendere dall’esperienza, Tr. It. Armando Editore, Roma, 1972.

Fonagy P., Target M. (a cura di) (2001), Attaccamento e funzione riflessiva, Raffaello Cortina, Milano.

Winnicott D.W. (1965), Sviluppo affettivo e ambiente, Tr. It. Armando Editore, Roma 1970.

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