Anatomia del pregiudizio. Preconcetti, stereotipi e pregiudizi sono realmente così dannosi?
Schemi mentali, pregiudizi e stereotipi filtrano la nostra esperienza del mondo. Sono anche utili? E quando, invece, ci danneggiano?
Ogni uomo prende i limiti del proprio campo visivo per i limiti del mondo.
(A. Schopenhauer)
L’essere umano si confronta con una realtà complessa, multiforme, in continua evoluzione e deve ricorre ad alcuni strumenti psicologici o espedienti per semplificarla e “addomesticarla”: schemi mentali, pregiudizi e stereotipi fanno parte di questi strumenti.
Noi non conosciamo la realtà direttamente, ma in maniera mediata dalle rappresentazioni che ci formiamo di essa. Le rappresentazioni mentali si costruiscono a partire dalla realtà ma non coincidono con essa: sono il risultato di come la nostra mente filtra i dati dell’esperienza, a seconda del contesto da cui li estrapola, del loro valore affettivo, delle associazioni con altre informazioni già in proprio possesso.
Questa opera di filtro è influenzata da moltissimi fattori: caratteristiche psicologiche, schemi cognitivi, processi emotivi, meccanismi inconsci, appartenenza culturale e sociale, ecc.
Ogni istante il nostro cervello processa un’impressionante mole di informazioni, non solo in modo consapevole, ma soprattutto a livello implicito, ossia automatico e inconsapevole. Molti processi psichici sono deputati a gestire questi dati, immagazzinarli, catalogarli e utilizzarli nella formazione di pensieri, credenze, opinioni e giudizi che ci guidino nell’affrontare il mondo, ossia le nostre “mappe mentali”.
Pregiudizi e stereotipi: le scorciatoie della mente
La strada raggiunge ogni luogo, la scorciatoia uno solo.
(J. Richardson)
Per ragioni di sopravvivenza e di materiale impossibilità, non possiamo aspettare di avere tutti i dati a nostra disposizione per formularci un’idea su qualcosa (non infilerò il dito in tutte le prese per verificare di prendere effettivamente sempre la scossa), dobbiamo utilizzare delle scorciatoie mentali, ossia processi di valutazione semplificati che ci permettano di giudicare e agire rapidamente. Di queste “scorciatoie della mente” fanno parte pregiudizi e stereotipi, che non sono altro che una visione semplificata, ma spesso anche distorta, della realtà.
Un pregiudizio, in senso lato, è un giudizio su fatti o persone precedente all’esperienza o dato in assenza di dati sufficienti. Può essere più o meno errato, sfavorevole o favorevole. Ad esempio, se vediamo una persona che si arrampica di notte su un balcone, sarebbe ingenuo prendere in considerazione solo la possibilità che sia il proprietario che ha perso le chiavi. Allo stesso modo, è lecito pensare che tra un gruppo di medici e uno di detenuti, i primi avranno statisticamente un più spiccato senso del sociale.
Il pregiudizio in senso più specifico, e più problematico, è la tendenza a considerare in un modo limitato o sfavorevole alcune persone, a causa della loro appartenenza ad un gruppo diverso dal nostro.
Gli stereotipi sono i mattoncini con cui è costruita la casa del pregiudizio: sono semplificazioni grossolane e rigide rispetto alle caratteristiche delle persone o dei gruppi.
Come nascono i pregiudizi
La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più grande è quella dell’ignoto.
(H.P. Lovercraft)
Il processo di creazione degli stereotipi non è casuale, né lasciato all’estro individuale, ma si attua secondo modalità precise, figlie della nostra cultura.
Pregiudizi e stereotipi hanno importanti funzioni a livello psicologico e sociale, perché contribuiscono al mantenimento della stabilità e dell’equilibrio, garantendo alle persone la salvaguardia delle proprie posizioni.
La semplificazione della realtà ha un valore adattivo, che consente di agire nel mondo in modo rapido ed efficace: senza preconcetti e abitudini non saremmo in grado nemmeno di attraversare la strada! Ma ha anche un valore difensivo: esistono forti pressione inconsce che spingono a mettere fuori da sé tutto ciò che è brutto, cattivo, inaccettabile, attribuendolo agli altri, ai “diversi”. Grazie ai meccanismi di proiezione, non solo ci liberiamo degli aspetti più spaventosi dell’esistenza, ma possiamo illuderci di controllarli, tendendo lontano o attaccando coloro su cui li abbiamo proiettati. È più facile pensare che il male sia nell’altro, lontano da me, piuttosto che nella mia comunità, nella mia famiglia o addirittura in me stesso.
Nascono così tutte le favole e le leggende su mostri, orchi, “uomini neri”, così lontani, così diversi, la cui mostruosità è ben visibile e riconoscibile, a partire dall’aspetto esteriore. Nella realtà, sappiamo bene che le cose non sono così semplici e a volte dimenticarlo può portare a gravi conseguenze. Quante volte si dà fiducia alle persone sbagliate, proprio a causa dei pregiudizi, o non si vuole vedere quello che è sotto i nostri occhi: sembrava tanto una brava persona, di buona famiglia, così simile a noi!
Pregiudizi e stereotipi tendono a confermarsi da soli
È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio.
(A. Einstein)
Poiché pregiudizi e stereotipi orientano il modo di leggere il mondo, possono distorcere la nostra visione della realtà, portando alla mancata percezione delle informazioni che farebbero saltare la chiave di lettura prestabilita.
Quando i dati dell’esperienza non sono in linea con le nostre convinzioni, proviamo uno stato di disagio interiore, denominato dissonanza cognitiva, che ci porta o a distorcere i dati per non mettere in crisi le nostre idee, o a elaborare una nuova lettura che integri le nuove informazioni. È chiaro che il primo processo è più semplice e a basso costo del secondo, che comporta impegno e fatica, anche se ci garantisce una lettura più accurata e valida delle cose.
Da quanto detto capiamo che è naturale sviluppare pregiudizi, ma è anche necessario elevarsi al di sopra di essi.
A ciascuno il suo: diversi tipi di pregiudizi e stereotipi
Il vero barbaro è colui che pensa che tutto sia barbaro, tranne i propri gusti e pregiudizi.
(W. Hazlitt)
I pregiudizi negativi possono rivolgersi a diverse categorie: stranieri, senzatetto, disabili, persone con problemi psichici, che possiamo ritenere pericolosi, strani, inferiori. I pregiudizi positivi possiamo essere altrettanto fallaci: possiamo pensare che medici, insegnanti, forze dell’ordine siano persone “per bene”, anche se purtroppo non è sempre così.
I pregiudizi etnici e razziali sono particolarmente radicati e, anche quando non si manifestano in forma esplicita, sopravvivono in forme più sottili e mascherate, che tendono a mantenere a distanza, più o meno educatamente, ciò che è percepito come diverso, ritenendo implicitamente che la nostra cultura e i nostri valori siano in qualche modo “superiori”.
Abbiamo poi gli stereotipi nazionali: gli inglesi sono riservati e disciplinati, i francesi intellettuali e orgogliosi, gli italiani simpatici e confusionari.
Pensiamo infine agli stereotipi di genere, che dipingono le donne come emotive, sensibili, predisposte ai lavori di cura, patite di moda, negate per la guida o i lavori tecnici. Gli uomini invece sarebbero forti, aggressivi, amanti di tecnologia, sport e motori, allergici alle chiacchiere e alle smancerie.
Ma le cose stanno realmente così?
C’è un fondo di verità in questi stereotipi?
L’ignoranza è meno lontana dalla verità del pregiudizio.
(D. Diderot)
Può essere vero che se confrontiamo un gruppo d’inglesi e d’italiani, da una parte vedremo riservatezza e ordine, dall’altra maggiore espansività e anarchia, ma l’errore sta che nel credere che tutti gli inglesi o gli italiani manifestino in ugual misura queste caratteristiche, a causa di un processo immotivato di generalizzazione. Sappiamo bene come una mezza verità sia più falsa di una bugia!
E’ altrettanto vero che se pensiamo ai preconcetti tra gruppi in opposizione, vediamo come spesso siano frutto di un processo di proiezione e distorsione talmente massiccio che non troveremo alcun fondo di verità, fino ad arrivare alle calunnia deliberata e all’oltraggio.
Torniamo agli stereotipi di genere: ovviamente le caratteristiche stereotipate del maschile e del femminile possono avere qualcosa a che fare con la differenza tra uomini e donne, ma è una differenza biologica e innata? Oppure anche, o del tutto, culturale e appresa?
Più la cultura ci immerge in un determinato modello più inconsapevolmente tendiamo a farlo nostro del e finiamo senza accorgercene con il sentirci e comportarci davvero in un modo stereotipato. Un continuo e silenzioso processo di interiorizzazione degli stereotipi li rende parte di noi, quindi ancora più limitanti e pericolosi.
Questo vale anche per i pregiudizi contro le minoranze: i membri di un gruppo odiato e discriminato possono arrivare essi stessi a sentirsi inferiori, dando così una parvenza di “senso” a ciò che accade loro. Ci vuole molta autoconsapevolezza, cultura e sforzo interiore per smantellare dei preconcetti così radicati.
Pregiudizi e stereotipi sono i servitori che ci rendono schiavi
L’uomo che non cambia mai opinione è come l’acqua rafferma, che genera i rettili della mente.
(W. Blake)
Gli stereotipi non sono solo una chiave per interpretare la realtà, ma contribuiscono a crearla: definiscono ciò che è “normale”, spingono a conformarsi a tale modello, giustificano giudizi di valore nei confronti di chi è “diverso”, istillano dubbi e paure. In questo senso, gli strumenti che utilizziamo per semplificare e addomesticare la realtà finiscono con il rivolgersi contro di noi. Immaginiamo quanti sensi di colpa può avere una madre che preferisca la carriera alla cura della casa, o quante difficoltà possono ancora incontrare nella nostra società le coppie miste o gli omosessuali.
Dobbiamo tener presente la strettissima connessione che c’è tra pregiudizi e discriminazione, ovvero il trattamento differenziale che hanno le persone nella società in base a sesso, razza, religione e altre caratteristiche individuali o di gruppo.
Naturalmente gli stereotipi non possono essere combattuti solo su un piano psicologico o culturale, poiché nascono da un complesso intreccio di fattori che sono soprattutto di carattere storico, sociale ed economico. Finché un gruppo di persone avrà meno diritti rispetto a un altro, adottare un linguaggio politically correct non risolverà le cose. Ma non bisogna neppure sottovalutare il potere della cultura, del linguaggio, dei mass media, che continuando a veicolare stereotipi e pregiudizi, li giustificano, li rafforzano e peggio ancora li normalizzano.
Liberi dai pregiudizi?
Sono finalmente libero dai pregiudizi: odio tutti in egual misura.
(W.C. Fields)
Molte persone purtroppo scambiano le opinioni fondate sui preconcetti con i veri ragionamenti, ma c’è una grande differenza: un ragionamento fa avanzare la nostra conoscenza della realtà, mentre i pregiudizi la fossilizzano. Quando si pensa e ci si confronta veramente con l’altro, non ci si ritrova mai al punto di partenza, ma sempre un passo in avanti nell’integrazione di vecchie e nuove idee e informazioni. Quello che si genera è qualcosa di nuovo, diverso, che ci arricchisce. Quando si rimane prigionieri di pregiudizi e stereotipi, invece, il nostro pensiero non può che collassare su se stesso e non facciamo altro che confermare le nostre visioni parziali o errate.
Non ci si può liberare completamente dai pregiudizi, né sarebbe auspicabile, ma bisogna imparare a riconoscerli e soprattutto stare attenti a quelli più pericolosi, che ci limitano nel fare esperienze o ci scaraventano in un acquario dai vetri torbidi, in cui abbiamo l’illusione di vedere il mondo, ma che in realtà ci separa irrimediabilmente da esso. Quando siamo schiavi del pregiudizio, la vita ha tutta lo stesso sapore, come un cibo cucinato in un’unica salsa: quella delle nostre idee stantie.
In generale, i pregiudizi bloccano le nostri menti come le nostre società, impedendo qualsiasi cambiamento ed evoluzione, e nulla è più preoccupante di una società sempre uguale a se stessa, o di una persona che non cambia mai idea.
Psicologa Psicoterapeuta Acilia (Ostia, Infernetto, Casal Palocco-Axa) e Corso Trieste, Roma.