La dipendenze: cosa sono e come liberarsi
Alcol, sigarette, droghe, gioco, cibo, sesso, sport, internet. Aspetti diversi di uno stesso problema: la dipendenze patologica. Come uscirne?
Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni.
(O. Wilde)
I comportamenti di dipendenza sono molto diversi tra loro, ma hanno tutti qualcosa in comune: la spinta impulsiva inarrestabile verso l’oggetto della dipendenza, che può essere una sostanza o un comportamento. Parliamo di carving, cioè di brama insaziabile.
Abbiamo poi i fenomeni di assuefazione e astinenza, per cui l’organismo è adattato alla presenza di una data sostanza e si accusano sintomi negativi se si sospende l’uso.
Questi fenomeni non riguardano solo l’uso di droghe, perché anche nel caso di comportamenti compulsivi si determinano nel cervello modificazioni chimiche, soprattutto a livello dei circuiti cerebrali che mediano la gratificazione e la ricompensa.
Tutti siamo dipendenti da qualcosa, come il cibo, l’aria che respiriamo o i nostri affetti. Queste sono dipendenze “sane”, mentre nella dipendenza patologica non c’è né scelta né gratificazione, ma solo obbligo.
Le dipendenze sono molto diverse dalle abitudini, che tutti noi abbiamo, perché siamo liberi di fare a meno di un comportamento abitudinario se le circostanze lo richiedono, mentre di fronte alla dipendenza salta la capacità di regolare gli impulsi e rimandare la gratificazione.
La dipendenza monopolizza la mente della persona, che non riesce a pensare ad altro e spesso vive le sue giornate in funzione di essa.
Diversi tipi di dipendenze
Le dipendenze appartengono a tutti i contesti sociali e culturali, anche se possono variare le sostanze e il tipo di comportamenti.
Non pensiamo solo alle droghe come marijuana, oppio, eroina, alle droghe sintetiche e al crescente uso di cocaina in tutti gli strati sociali. Pensiamo anche ai farmaci che possono diventare sostanze d’abuso, come ansiolitici, antidolorifici e antidepressivi.
Poi ci sono alcol e sigarette, le cosiddette “droghe legali”, diffuse in ogni angolo del mondo e che fanno più morti delle sostanze illegali. Ma anche il cibo può diventare una droga. Sempre più comuni sono i disturbi da alimentazione incontrollata e le abbuffate compulsive, con conseguenze pesantissime in termini di salute fisica e mentale.
Poi ci sono le nuove dipendenze: internet, social, videogiochi. Se la tecnologia è una risorsa fondamentale nella nostra vita quotidiana, c’è chi ne diventa “schiavo” tanto da compromettere la propria vita sociale e relazionale.
Un fenomeno particolarmente preoccupante è quello del gioco d’azzardo: slot machines, lotto, schedina, poker online. Ovviamente, non c’è nulla di male nel gioco se rimane un passatempo occasionale, ma molte famiglie vengono messe sul lastrico dalla ludopatia (“malattia del gioco”) di uno dei loro membri.
Dobbiamo considerare anche tutte le attività normali e sane che possono diventare dipendenze se praticate in modo compulsivo, ossia fuori misura e incontrollato, come il sesso o lo sport. Ci sono persone che non possono fare a meno di praticare esercizio fisico in modo esasperato e sono schiave della palestra o della corsa. Se per motivi di salute non possono praticare queste attività, finiscono con il deprimersi.
Dipendenza e processi di pensiero
Le persone che sviluppano una dipendenza hanno storie di vita diverse. Quello che li accomuna è una precoce frattura a livello dello sviluppo dei processi transizionali, ossia i processi di psichici utilizzati per mediare il peso dell’assenza dell’oggetto che gratifica. Questo “oggetto”, per il bambino piccolo, è il genitore, che con i suoi interventi allevia le tensioni, placa l’angoscia, dà piacere e sicurezza.
Parliamo di una carenza nei meccanismi usati fin da piccolissimi per auto-consolarsi creando dentro di sé un oggetto, un’immagine, che faccia le veci della mamma quando questa è lontana.
Questi processi si possono osservare, da un punto di vista concreto, nell’utilizzo che il bambino fa del suo peluche o della copertina preferita, così importanti per lui proprio perché, pur non essendo la madre, la rappresentano.
Parliamo di processi importantissimi, perché inaugurano il funzionamento del pensiero come mezzo per rappresentare la realtà e mediare l’impatto con essa. Questi danno al bambino una certa indipendenza, seppur momentanea, dall’oggetto della propria dipendenza: il genitore.
Spesso le famiglie delle persone che sviluppano una dipendenza sono sollecite di cure, almeno dal punto di vista pratico, ma qualcosa è andato storto a livello dei legami emotivi di appoggio e dei processi di identificazione.
Per questo molte dipendenze da sostanze o da comportamenti compulsivi nascono in adolescenza, quando il ragazzo o la ragazza si trovano a dover fare nuove identificazioni, ma non hanno abbastanza sicurezza per distaccarsi dagli “oggetti” infantili.
L’adolescente ha un compito arduo da portare a termine: l’integrazione dell’immagine sessuata e la costruzione di un’identità adulta. Ma i processi di integrazione presuppongono un pensiero che sappia rappresentare e elaborare, cosa che in questi casi manca.
Dipendenza e depressione
Un altro aspetto importante nelle dipendenze è la sottostante depressione. Molte persone dipendenti hanno alla base una personalità fragile e sperimentano pesanti vissuti di vuoto, oscillazioni dell’umore, sofferenza, apatia.
La depressione non si manifesta in un solo modo: non sempre si ha un chiaro vissuto di tristezza e auto-svalutazione. Ad esempio, i bambini possono mascherare i vissuti depressivi con atteggiamenti iperattivi o aggressivi. Adolescenti e adulti possono sviluppare comportamenti autodistruttivi, come abuso di sostanze, promiscuità sessuale, autolesionismo. Oppure possono cadere nella spirale dell’alcolismo o del gioco d’azzardo. Parliamo in questi casi di “depressione agita” o “equivalenti depressivi”.
Spesso le dipendenze sono una protezione contro intollerabili vissuti di sofferenza e solitudine, coprono una fragile autostima e una profonda insicurezza. A volte, sono un tentativo di auto-cura rispetto a cadute e sbalzi d’umore. Allora l’alcol rende euforici e socievoli, gli ansiolitici placano le angosce, la cocaina da un senso di onnipotenza, l’esercizio fisico estremo non fa pensare, internet aiuta a vivere nel mondo, ma protetti dal rassicurante schermo del cellulare o del computer.
Come liberarsi dalle dipendenze
Le dipendenze sono il tentativo che la persona mette in atto per stare meglio, l’unica soluzione che ha trovato ad un disagio interiore che spesso non comprende pienamente. Sappiamo però che le conseguenze sono pesantissime, la voragine interna non fa che alimentarsi ed alla fine la cura è diventato il problema.
Più che sconfiggere la dipendenza armati di guantoni da boxe, bisogna liberarsi, uscire dalla prigione con la giusta chiave.
Soffermiamoci ora su quello che è il vero circolo vizioso della dipendenza: finché si mettono in atto i comportamenti compulsivi, non c’è spazio per il pensiero, che sarebbe l’unica vera cura. Ma questi comportamenti si mettono in atto proprio perché non si vuole pensare a qualcosa che procurerebbe troppa angoscia.
La sostanza o il comportamento compulsivo non sono che il “piccolo mostro”, mentre il “grande mostro” è la depressione e i buchi del pensiero alla base della dipendenza stessa.
È dunque sulla problematica sottostante che deve lavorare il dipendente e in questo caso si rende più che mai necessario l’aiuto di uno specialista preparato ad affrontare questo tipo di situazioni.
In terapia si lavorerà sulla capacità di rappresentare i vissuti emotivi, di pensare invece di agire. Sulla possibilità di passare dal processo primario di scarica della tensione al dato di realtà, che tiene conto delle conseguenze delle proprie azioni. Si lavorerà anche sulla capacità di regolare gli impulsi, danneggiata perché mancano di limiti emotivi, quindi la possibilità di contenere le angosce e le frustrazioni.
Psicologa Psicoterapeuta Acilia (Ostia, Infernetto, Casal Palocco-Axa, Eur) e Corso Trieste, Roma.