Piccola guida all’autostima
Parliamo spesso di autostima, ma di cosa si tratta, esattamente? E’ davvero così importante? Vediamo come nasce, come si sviluppa e come migliorarla.
Mi chiedi quale sia stato il mio più grande progresso?
Ho cominciato a essere amico di me stesso.
(L.A. Seneca)
L’autostima è ciò che si pensa e si prova verso se stessi, il senso profondo del proprio valore, la fiducia nelle proprie capacità. È una delle cose più importanti nella vita, perché ci permette di essere noi stessi, seguire i nostri sogni, costruire buone relazioni con gli altri. Inoltre, ci protegge dalle difficoltà e dalle esperienze dolorose.
Senza autostima non può esserci amore per se stessi: le persone che non si stimano, sostanzialmente non si vogliono bene, non si rispettano, ed avranno difficoltà anche a farsi amare e rispettare dagli altri.
L’autostima non si nutre di apprezzamenti esterni, ma si basa su rappresentazioni interne, per questo persone di talento e successo possono avere una bassa opinione di sé, che viceversa può essere buona in altre meno dotate. Dunque, non è legata ad aspetti “oggettivi” dell’individuo, ma a come egli si percepisce interiormente.
Cosa è, esattamente, l’autostima?
Un modo di intendere l’autostima è considerarla come la differenza tra il Sé percepito (come siamo) e il Sé ideale (come vorremmo essere). L’autostima, in questo senso, comprende il concetto di sé, cioè la percezione “oggettiva” delle nostre caratteristiche, ed il valore che diamo a quelle caratteristiche: se siamo bravi organizzatori e attribuiamo a questo grande importanza, ci sentiamo bene con noi stessi, viceversa, se diamo un alto valore alle doti atletiche, di cui scarseggiamo, ci sentiamo inadeguati.
Ma l’autostima è soprattutto il sentimento globale verso se stessi, ha una base affettiva, non razionale, per questo le persone possono avere difficoltà a dare un giudizio realistico su di sé.
Perché l’autostima è così importante?
Rispetta te sesso e gli altri ti rispetteranno.
(Confucio)
L’autostima riflette la coerenza e la stabilità della struttura del Sé, della propria identità, dunque è un pilastro della salute e del benessere psicologico. Una buona autostima garantisce una certa stabilità, mentale ed emotiva, consente di tollerare rifiuti e fallimenti, senza demoralizzarsi troppo, quindi ci rende liberi di sperimentarci e migliorarci.
Chi ha una buona autostima ha una visione equilibrata di se stesso, né svalutata né inflazionata, cioè vede i propri pregi e i propri difetti, senza trascurare i primi o fissarsi sui secondi, né viceversa. Sa valorizzare i propri punti di forza, qualunque essi siano, e non si “tradisce” desiderando la forza degli altri.
Quando l’autostima è carente, invece, la persona è eccessivamente dipendente dai rinforzi esterni, fluttua nell’incertezza, sentendosi ora adeguata, ora sbagliata, può ritirarsi in se stessa, paralizzata dal timore di essere criticate e rifiutata, oppure sfoggiare una “faccia da poker”, nel tentativo di dimostrare all’esterno una sicurezza che non ha.
Gli individui con una bassa autostima focalizzano l’attenzione sui propri difetti ed errori, piuttosto che sulle proprie qualità e successi. Non danno peso alle proprie capacità, e ne danno troppo alle proprie mancanze, così, nel confronto con gli altri, pensa sempre che le loro qualità siano quelle “giuste” e li invidia, anche se pieni di altri difetti.
Queste persone non si sentono mai all’altezza, né degli altri, né delle proprie aspettative. Pensano sempre di essere inadeguati, di non saper gestire le situazioni, non si godono la vita, perché troppo preoccupati dell’opinione altrui. Naturalmente, i giudici più severi sono sempre loro stessi. Possono essere apprezzati, ma hanno difficoltà a imporsi e farsi valere.
Come si costruisce l’autostima?
L’autostima è qualcosa di complesso, non si basa su pochi fattori, ma su moltissime variabili e sulla loro interazione. Tutto nasce all’interno delle prime relazioni: il bambino, prima ancora di sapere chi è, percepisce il sentimento dei genitori verso di lui, che gli dà la misura del suo valore. Nella relazione di cura, in cui le necessità del piccolo vengono riconosciute e rispettate, si pongono le basi della fiducia nella vita, nella possibilità di essere compreso e amato incondizionatamente. Il bimbo, “mette dentro” tutto l’affetto e il rispetto ricevuti, che diventano la base per l’amore e la fiducia in se stesso, e nel mondo.
Con la crescita, il bimbo acquisisce alcune capacità fondamentali, strettamente correlate alla stima di sé: “leggere” i pensieri, propri ed altrui, regolare le emozioni, gestire gli impulsi, relazionarsi con gli altri. Impara l’autocontrollo e l’autonomia: sa fare sempre più cose da solo, e farle bene lo fa sentire capace. Con la scolarizzazione, affina le sue competenze cognitive e sociali, sentendosi padrone di se stesso e delle proprie azioni.
Le esperienze della vita sono importanti per la propria autostima, ma messe delle buone basi, la persona si sentirà sempre più sicura, capace di affrontare le difficoltà, così riceverà sempre più conferme del proprio valore. Viceversa, con delle cattive basi, è probabile che si sviluppino difficoltà emotive e comportamentali, che porteranno a rifiuti, isolamento, fallimenti, che non faranno che abbattere ulteriormente la fiducia in sé.
Quali sono le conseguenze di una bassa autostima?
Una carenza di autostima rende la persona vulnerabile alle esperienze avverse, perché ogni ostacolo o fallimento è letto non per quello che è, ma come un segno della propria incapacità e mancanza di valore. Inoltre, mette le persone nella condizione di trovarsi in situazioni difficili, perché non si tutelano abbastanza, non si fidano del proprio istinto, hanno difficoltà a farsi rispettare.
Un’autostima insufficiente è presente in molti disturbi psicologici, sia come conseguenza, sia come fattore di rischio. E’ uno dei principali sintomi della depressione e può associarsi ad ansia, attacchi di panico e fobia sociale. E’ frequente, e gioca un ruolo di primo piano, in molti disturbi della personalità (dipendente, evitante, borderline, narcisistico). La ritroviamo nei disordini alimentari (bulimia, anoressia, obesità), nelle dipendenze da alcol o sostanze e nel gioco patologico. Si associa spesso a scarso rendimento scolastico o lavorativo e problemi nelle relazioni con gli altri.
Le persone con bassa autostima hanno spesso un grande bisogno di amore, per colmare il loro senso di vuoto interiore, ma non amando in primo luogo se stesse, possono finire in rapporti difficili, senza riuscire ad interromperli, scegliere partner sbagliati, o non avere un’idea realistica di cosa aspettarsi dalle relazioni, finendo per rimanere sempre deluse. Innalzano grandi barriere difensive nei confronti degli altri e, per evitare di esporsi al rischio del fallimento, si privano di nuove esperienze, che potrebbero invece accrescere il loro senso di sicurezza e padronanza.
Come migliorare la propria autostima
Una persona con problemi d’autostima, può essere aiutata a sviluppare una migliore immagine di sé, facendo un bilancio più positivo delle proprie caratteristiche, o attenuando le aspettative irrealistiche su se stessa. Ma questo non è semplice, perché tutti questi processi cognitivi (pensieri, ragionamenti) sono condizionati dal vissuto interiore di valore o disvalore che ha costruito nel corso di una vita. La persona, dunque, deve essere condotta in un lavoro non solo razionale, ma anche emotivo, che possa arrivare a toccare i nuclei profondi della sua personalità e a mettere in discussione alcune dinamiche radicate del rapporto con se stesso e con gli altri.
Psicologa Psicoterapeuta Acilia (Ostia, Infernetto, Casal Palocco-Axa) e Corso Trieste, Roma.
Leggi anche: Come insegnare la fiducia in se stessi a bambini e adolescenti
Bibliografia
Kohut H. (1971), Narcisismo e analisi sel Sé, Tr. It. Bollati Boringhieri, Torino, 1976.
Winnicott D.W. (1965), Sviluppo affettivo ed ambiente, Tr. It. Armando Editore, Roma, 1970.