Ossessioni, compulsioni, “manie”: cosa nascondono?
Pensieri indesiderati e invadenti, strane fissazioni di cui non riusciamo a liberarci. Parliamo delle ossessioni e delle compulsioni, di come funzionano e di cosa nascondono.
Siamo tutti un po’ ossessivi, entro certi limiti: controlliamo, magari due volte, quando vogliamo essere sicuri di aver fatto qualcosa, come chiudere il gas, ordiniamo le nostre cose sempre in un certo modo, o sistemiamo di nascosto gli oggetti disallineati, perché ci urta l’asimmetria. Anche i rituali civili o religiosi hanno aspetti ossessivi, che servono a contenere le ansie e le paure umane.
L’ossessività è utile nella vita, per la nostra sopravvivenza ma anche per le nostre performance: pensiamo all’impegno che mettiamo per svolgere in maniera esemplare prestazioni scolastiche, lavorative, sportive o artistiche. Quando tutto questo diventa un disturbo? Si può rispondere, semplificando, che lo diventa quando l’aspetto del controllo si moltiplica all’infinito, oppure quando il perfezionismo, o le manie di ordine e pulizia, ci impediscono di goderci la vita, o anche semplicemente di portare a termine le nostre attività.
Il meccanismo ossessivo ha la funzione di disinnescare l’ansia, come un “interruttore” che converte un’angoscia ingestibile in un’ossessione, più facilmente governabile. A fronte delle ossessioni, si sviluppano le compulsioni, come modalità di gestire l’ansia ossessiva, fino al possibile sviluppo di un vero e proprio disturbo ossessivo-compulsivo. Il problema è che le ansia e le paure che ne sono alla base vengono sempre più allontanate dalla coscienza, e non potendo essere affrontate, si ingigantiscono e prendono il controllo della nostra esistenza..
Cosa sono le ossessioni?
Le ossessioni sono dei pensieri ricorrenti e invadenti, nel senso che arrivano senza il nostro permesso e non riusciamo a liberarcene. Sono idee, impulsi, immagini, fantasie o dubbi indesiderati, inappropriati, fonte d’ansia: possono andare dalle preoccupazioni sull’ordine e la pulizia, a dubbi sull’avere fatto o meno (bene) qualcosa, a “film mentali” sulle cose brutte che potrebbero accadere a noi o ai nostri cari, alla paura infondata di avere qualche malattia, a fantasie insistenti che non ci appartengono, ma ci perseguitano.
Le ossessioni sono spesso fonte di “intrattenimento” sadico per la mente: la persona ne è effettivamente torturata, al di là della sua volontà, ma non ne può fare a meno, quasi va a ricercare quel pensiero penoso, talvolta in un curioso misto di attrazione e repulsione. Più tenta di liberarsi di tali pensieri, più questi irrompono più prepotenti di prima, spesso ostruendo la vita mentale e compromettendo l’attenzione e la concentrazione.
Cosa si intende quando si parla di compulsioni?
Le compulsioni sono i comportamenti ripetitivi che si mettono in atto, spesso sotto forma di rituali, per tenere a bada l’ansia ossessiva: riordinare, controllare, allineare gli oggetti in certo modo, lavarsi continuamente le mani, accumulare cose inutili, alzarsi mille volte a verificare la chiusura del gas o delle porte. Possono essere anche azioni mentali: ripetere alcune frasi nella mente, contare, pregare, ecc. Possono rientrare, con riserva, in questa categoria contare le calorie, sottoporsi ad esercizi fisici estenuanti o a continui interventi estetici, il gioco compulsivo.
Questi comportamenti sono rigidi, cioè seguono schemi precisi, compulsivi, nel senso che la persona si sente obbligata a metterli in atto per ridurre l’angoscia, il disagio o prevenire le situazioni temute: se faccio questo, allora non succederà quest’altro, in una sorta di pensiero magico, che appartiene profondamente al lato emotivo e pre-razionale dell’essere umano, come possiamo osservare nei bambini, ma anche negli adulti schiacciati dalla sofferenza psichica.
Le azioni compulsive non sono abitudini, per quanto particolari, o rituali volontari, dotati di senso, anche se talvolta possono essere “razionalizzate” e disciplinate dalla persona che ne soffre. Non c’è un collegamento realistico tra queste condotte e ciò che dovrebbero neutralizzare o prevenire. Causano disagio, dispendio di tempo ed energia, modificano le abitudini quotidiane e interferiscono sul funzionamento della persona, che tipicamente è consapevole della loro irragionevolezza ed eccessività.
I bambini, invece, non hanno tale consapevolezza, dunque bisogna stare attenti a decifrare questi comportamenti, che sono semrpe il sintomo di un malessere psicologico, talvolta nascosto. Tipicamente, i bimbi non collegano tali “rituali” ad uno stato d’ansia, non colgono la loro natura coercitiva e non se ne lamentano, mentre gli adulti possono scambiarli per “giochi”, anche se non dovrebbe sfuggire la loro qualità obbligatoria, monotona, ripetitiva.
Le ossessioni e le compulsioni possono emergere in un determinato periodo della vita della persona, in cui è particolarmente sotto stress, come modalità di gestire e dominare una forte ansia, spesso di natura inconscia.
Quando lo stile ossessivo diventa un disturbo della personalità?
Il disturbo ossessivo-compulsivo della personalità è una modalità costante di essere e rapportarsi al mondo. In questo caso, i sintomi non sono limitati nel tempo, come nel disturbo ossessivo-compulsivo “semplice”, anche se possono essere meno intensi e più sfumati.
Gli individui che soffrono di questo disturbo sono rigidi e tendono al controllo e all’ordine maniacale. Sono fissati con i dettagli, le regole, le liste e i programmi, tanto da perdere di vista lo scopo principale delle loro attività. Spesso, hanno difficoltà a portare a termine i compiti, a causa del perfezionismo che impone loro standard eccessivamente elevati. Sono dediti al dovere, al lavoro e alla produttività, trascurando, o mettono in secondo piano, i piaceri, gli svaghi e le relazioni sociali. Sono coscienziosi, scrupolosi, testardi, intransigenti. Hanno difficoltà a delegare qualsiasi compito o a lavorare con gli altri, a meno che non facciano le cose esattamente come dicono loro. Sono inclini all’accumulo, avendo difficoltà a gettare via oggetti senza valore o consumati, anche quando non hanno nessun significato affettivo. Tendono al risparmio, mostrandosi parsimoniosi o avari nelle spese, poiché il denaro deve essere accumulato in vista di future emergenze.
L’importanza di una buona diagnosi per una terapia efficace
E’ molto importante distinguere il disturbo ossessivo-compulsivo “semplice” dall’omonimo disturbo di personalità, perché nel primo c’è consapevolezza dell’irrazionalità dei propri sintomi, mentre nel secondo l’individuo spesso non riconosce di avere dei problemi, minimizza e giustifica i suoi comportamenti, o avverte un disagio generico, che non riesce ad esprimere a parole. Per questo è necessaria una valutazione approfondita della persona, per comprendere come aiutarla.
In entrambi i casi, abbiamo alla base un forte vissuto d’angoscia, spesso inconsapevole, legata a conflitti personali, a difficoltà a contenere le emozioni e a gestire sentimenti aggressivi, sessuali o di dipendenza ritenuti inaccettabili. Il bisogno di controllare l’ambiente esterno corrisponde alla necessità di tenere a bada questi vissuti interni, percepiti come pericolosi e incontrollabili. Se nel primo caso, i conflitti sono più circoscritti, per quanto possano essere intensi, nel secondo le difese ossessivo-compulsive sono estese a tutta la vita psicologica dell’individuo, che le utilizza per gestire l’ansia, le paure e tenere a bada impulsi minacciosi, che suscitano vergogna, insicurezza e instabilità.
Questi vissuti dolorosi, naturalmete, più vengono allontanati dalla consapevolezza, rifiutati, nascosti, più emergono con prepotenza nei pensieri e nei comportamenti della persona, che è costretta a restringere sempre di più il campo della sua vita mentale ed affettiva, che spesso si riduce ad una lotta senza quartiere contro le ossessioni, o ad un totale asservimento alle manie d’ordine e controllo.
Il perfezionismo corrisponde al bisogno di non essere mai “scoperti”, potenzialmente colti in fallo, l’ossessione della pulizia ad un’esigenza di purificazione da vissuti considerati inaccettabili, le limitazioni dalla vita affettiva e sociale al bisogno di arginare gli stimoli che potrebbero provocare emozioni incontenibili.Tutto deve essere prevedibile, asettico, gestibile, altrimenti la persona si sente minacciata, sopraffatta, sconvolta.
Purtroppo, le ossessioni e le compulsioni, lasciate a se stesse, tendono ad autoalimentarsi: più la persona tenta di allontanarle da sé, più ritornano forti e invadenti. Anche i tratti caratteriali ossessivo-compulsivi tendono a irrigidirsi sempre di più con il tempo. La persona vive male, non si gode la vita, e tende ad esaurire le persone vicine.
Se nel disturbo ossessivo-compulsivo è spesso il paziente stesso a chiedere aiuto, stanco di essere schiavo della propria mente, nel caso di disturbo della personalità, sono frequentemente i suoi cari a farlo, stressati e sotto pressione. In tutti casi, la psicoterapia è un valido aiuto per alleviare la sofferenza della persona e dei suoi familiari, nei casi più gravi coadiuvata dalla farmacoterapia, che permettere di ridurre l’angoscia mentre si lavora con il terapeuta sulle questioni sottostanti.
Durante il percorso terapeutico, si scopre spesso come le “soluzioni”, adottate fino a quel momento dal paziente e dalle persone vicine, non abbiano fatto altro che peggiorare la situazione, si individuano i problemi di fondo e si trovano nuove strategie e modalità per risolverli.
Psicologa Psicoterapeuta Acilia (Ostia, Infernetto, Casal Palocco-Axa) e Corso Trieste, Roma.
Biblografia
American Psychiatric Association (2013), Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione (DSM V), Tr. It. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.
Falabella M. (2001), ABC della psicopatologia, Edizioni Magi, Roma.