Preferenze tra fratelli: il figlio prediletto e la pecora nera
Cosa succede quando, in famiglia, c’è un trattamento diverso tra fratelli? Le conseguenze sul figlio preferito e sul “capro espiatorio”.
In ogni famiglia ci sono dinamiche ed equilibri particolari. Può succedere, per svariati motivi, che un genitore vada maggiormente d’accordo con un figlio piuttosto che con un altro (o viceversa un figlio con un genitore).
Nelle famiglie sane, però, a tutti è garantito riconoscimento, amore e rispetto, non ci sono “alleanze” e ruoli rigidi, che generano sofferenza in uno o più membri del nucleo familiare.
La presenza di un figlio prediletto, idealizzato e coccolato, e di un “capro espiatorio”, svalutato e criticato, è segno di una grave disfunzione nel funzionamento familiare e testimonia la presenza di problematiche psicologiche profonde in uno o entrambi i genitori.
Le cause dello squilibrio
Quando una mamma o un papà preferisce nettamente un figlio all’altro, arrivando a riservare ai due trattamenti palesemente diversi, siamo di fronte ad un genitore disturbato (e disturbante), con problematiche psicologiche irrisolte che hanno origine nell’infanzia e nei rapporti con la famiglia d’origine.
Questo genitore usa in modo massiccio meccanismi psichici “primitivi” quali negazione, scissione e proiezione. Ha aspetti di Sé e della sua esperienza infantile irrisolti, che tende a negare. Utilizza la scissione per tenere gli aspetti negativi e disturbanti del proprio mondo interno separati da quelli positivi e idealizzati, poi proietta i primi e i secondi rispettivamente nel figlio svalutato e in quello preferito.
La scelta del figlio prediletto, come del capro espiatorio, può avvenire per vari fattori: ordine di nascita, sesso, caratteristiche fisiche e psicologiche, somiglianze in famiglia, condizioni psicofisiche del genitore al momento dell’attesa o della nascita, eventi dolorosi o luttuosi in coincidenza, ecc.
Il figlio prediletto
Il figlio prediletto è quello che meglio corrisponde alle aspettative del genitore, più incline a soddisfare i suoi bisogni emotivi, con un carattere più “facile” da gestire e che lo fa sentire un bravo papà / una brava mamma.
Generalmente questo bambino ha, o il genitore ci vede, caratteristiche positive che egli stesso avrebbe voluto (bellezza, intelligenza, talento sportivo o artistico), oppure è un figlio più “bisognoso” e dipendente, che permette di giocare il ruolo di genitore “perfetto”, sacrificato ai bisogni della famiglia.
Il preferito è il più investito dal peso delle aspettative del genitore, che attraverso di lui cerca riscatto e realizzazione personale, nonché riempimento affettivo.
Il figlio svalutato
La “pecora nera”, al contrario, è un figlio che, per qualche ragione, evoca nel genitore emozioni negative e disturbanti: senso di inadeguatezza, impotenza, invidia, gelosia, rancore.
Può essere un bambino che il genitore non sa “come prendere”, avere qualità che inconsciamente invidia, essere particolarmente amato dall’altro genitore o da un nonno, suscitando gelosie e rivalità inconsce. Può essere troppo indipendente o determinato e sfuggire al controllo genitoriale.
Quando l’invidia, la gelosia o la vergogna vengono negate e relegate all’inconscio, scattano meccanismi di disprezzo, svalutazione e il desiderio di distruggere ciò che provoca tanto turbamento.
Il bambino sarà allora denigrato, ignorato, trascurato, umiliato, deriso, isolato, sgridato e punito senza motivo o anche picchiato.
L’importanza dell’altro genitore
L’atteggiamento dell’altro genitore è fondamentale per ripristinare una sorta di equilibrio o far precipitare la situazione. È determinante che riconosca chiaramente la differenza di trattamento e la condanni: rimanere neutrale o minimizzare equivale ad avvallare la situazione.
Deve aiutare i fratelli a capire che le discriminazioni non hanno a che fare con le loro caratteristiche o il loro valore, ma solo con la mente disturbata del genitore. Deve dimostrare in modo chiaro il suo amore e la sua stima per entrambi.
Se il genitore si unisce all’altro nella preferenza per un figlio, i danni ad entrambi, che analizzeremo in seguito, saranno devastanti.
Ci saranno altrettanti problemi se, in un tentativo di “compensazione” o in diretto scontro con l’altro genitore, si schiera con il figlio svalutato, determinando una scissione familiare basata su rigide e innaturali alleanze (non rispettose dei ruoli e dei confini tra le generazioni).
Spesso, purtroppo, è proprio uno scontro tra genitori non adeguatamente gestito, spostato fuori dalla coppia, a rinforzare gli squilibri nel trattamento dei figli e nel rapporto tra fratelli.
Il rapporto tra fratelli
Lo scenario migliore sarebbe quello in cui i fratelli, riconoscendo lo squilibrio del genitore, si unissero in una sana alleanza, sostenendosi a vicenda.
Purtroppo è l’eventualità più rara, poiché i bambini dipendono totalmente dai genitori, sono portati istintivamente a fidarsi dell’adulto di riferimento e prendono la sua visione del mondo come metro per costruire la propria.
Quando ci sono squilibri nelle relazioni affettive familiari, la naturale rivalità tra fratelli può essere aizzata dagli adulti e diventare patologica.
Inoltre, i fratelli non hanno un modello sano su cui basarsi per costruire rapporti equilibrati e possono manifestare problemi anche con i coetanei e, in generale, nelle relazioni interpersonali.
Le conseguenze per il figlio svalutato
In generale, entrambi i fratelli saranno profondamente danneggiati. Il “capro espiatorio”, specialmente se non salvaguardato dall’altro genitore, interiorizzerà il disprezzo e la svalutazione di cui è stato oggetto come parte integrante del Sé.
Per un bambino il genitore è così importante, a livello di sopravvivenza psicofisica, che l’istinto naturale, biologicamente determinato, è quello di tutelarlo ad ogni costo. Ogni bambino maltrattato preferisce pensare che il genitore sia “giusto” e, dunque, di meritare i maltrattamenti, perché può mantenere la speranza inconscia che, comportandosi meglio, guadagnerà un giorno il suo amore.
Se dovesse pensare che il genitore è semplicemente “cattivo” o “pazzo”, si sentirebbe in pericolo mortale e rischierebbe il collasso psichico, dunque penserà: sono io il cattivo, se dipende da me posso cambiare le cose!
Per quanti potranno essere i riscatti ed i successi futuri, si sentirà sempre, a livello profondo, senza valore e rischierà di vivere relazioni insoddisfacenti o abusanti, perché è quello a cui è abituato e non pensa, in fondo, di meritarsi di meglio. Non sa neppure immaginare cosa sia questo meglio, perché essere ignorato e svalutato per lui è la “normalità”.
Senza un profondo lavoro su di sé, sarà molto difficile guarire dalle ferite emotive infantili, costruire una sana autostima e vivere relazioni positive.
Le conseguenze per il figlio prediletto
Le conseguenze per il preferito non sono migliori, anzi solitamente è il figlio che se la cava peggio dal punto di vista dell’adattamento sociale, poiché è cresciuto in una visione assolutamente irrealistica di sé e dei rapporti affettivi.
La sua autostima, gonfiata artificialmente dall’adorazione genitoriale, è fondata sulla sabbia: qualsiasi confronto con la realtà rischia di provocarne il collasso. Difficilmente sviluppa una maturità affettiva tale da sapersi confrontare con l’altro in un rapporto paritario, abituato a dinamiche di condiscendenza, sottomissione, dominio e controllo.
Spesso presenta tratti narcisistici, mancanza di empatia, tendenza alla manipolazione, che è stata la moneta principale dei suoi scambi affettivi primari. Può anche sviluppare ansia, scarso controllo degli impulsi, dipendenze, depressione.
Può rimanere profondamente dipendente dal genitore disturbato, poiché l’abuso emotivo nei suoi confronti è stato esercitato sotto le mentite spoglie dell’amore incondizionato, per cui è ancora più difficile svincolarsi e ribellarsi.
Anche per questo figlio sarà fondamentale, dunque, un lavoro su di sé, anche con l’aiuto di un professionista che l’aiuti a capire come le ferite e le eredità dell’infanzia, se non comprese ed elaborate, continuino ad influenzare pesantemente la vita presente.
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Psicologa Psicoterapeuta Acilia (Ostia, Infernetto, Casal Palocco-Axa) e Corso Trieste, Roma.