Problematiche scolastiche e disturbi specifici dell’apprendimento: tutte le informazioni utili per la diagnosi e l’intervento
Oggi assistiamo a una moltiplicazione delle diagnosi di disturbi dell’apprendimento e quasi in ogni classe abbiamo uno o più bambini affetti da dislessia, disortografia o disgrafia, discalculia. I dati internazionali indicano una prevalenza del 5-15% tra i bambini in età scolare, in maniera trasversale a linguaggi e culture diverse.
Finalmente si riconoscono le problematiche associate a questo tipo di disturbi e la Legge n.170 del 2010 assicura ai bambini e alle loro famiglie gli strumenti adeguati affinché il percorso scolastico proceda nel migliore dei modi.
Bisogna però chiedersi il perché di così tante diagnosi e chiarire che le difficoltà di apprendimento e le normali variazioni dei risultati scolastici non sono disturbi specifici dell’apprendimento e non dovrebbero essere medicalizzate, ma comprese e trattate entro un orizzonte pedagogico e psicologico.
Tante sono le motivazioni che possono portare un bambino ad avere problematiche scolastiche: non tutti imparano a leggere, scrivere e fare di conto con la stessa facilità e velocità. Ogni studente ha un proprio profilo di abilità e competenze e un diverso livello di maturità, per cui non tutti riescono a beneficiare allo stesso modo di un insegnamento che non può che essere “standard”. Le insegnanti sono confrontate con classi numerose e programmi serrati e i bimbi con più necessità rischiano di restare indietro.
Per approcciarsi con profitto allo studio, un bambino deve essere sufficientemente sereno, avere la mente sgombra, poiché le preoccupazioni, l’ansia, le paure invadono la sfera cognitiva e la mente non può applicarsi ad un’attività che richiede impegno, concentrazione, libertà mentale. Inoltre, il senso d’inadeguatezza, la paura del giudizio, l’ansia da prestazione, hanno effetti deleteri sui bambini più sensibili, che possono sentirsi osservati, costantemente giudicati, a scuola e a casa, dunque paralizzati.
Ogni alunno deve imparare a confrontarsi con le nuove richieste scolastiche e trovare il proprio metodo di studio, ma questo spesso richiede tempo, mentre i programmi “corrono”. Se si strutturano precocemente difficoltà e il bambino viene lasciato indietro, si aggiungono inevitabilmente i disagi emotivi, i confronti con i compagni, il senso di fallimento, magari i rimproveri d’insegnanti e familiari, che non capiscono perché il bimbo non raggiunga i risultati sperati.
Ma anche una diagnosi inappropriata, frettolosa o non ben compresa dalla famiglia ha un impatto fortemente negativo. I genitori possono vivere un senso smarrimento e il bambino può sentirsi inadeguato, diverso dagli altri, demoralizzarsi e sviluppare problematiche di autostima, ansia o depressione.
Vediamo allora cosa sono i disturbi specifici dell’apprendimento e come distinguerli dalle difficoltà scolastiche di altro tipo.
I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)
I disturbi specifici dell’apprendimento sono condizioni, con base neurobiologica, che colpiscono le capacità di percepire o processare informazioni verbali e non verbali in modo efficiente e preciso. Parliamo di dislessia, disortografia o disgrafia e discalculia, in cui sono compromesse, rispettivamente, le capacità di lettura, scrittura e calcolo. Queste difficoltà possono essere correlate tra loro.
Nei DSA le problematiche di apprendimento sono specifiche, le abilità colpite sono ben al di sotto di quelle attese per l’età e vi è una significativa compromissione del rendimento scolastico o lavorativo. Le difficoltà iniziano nei primi anni di scuola, ma possono non evidenziarsi finché le richieste scolastiche non superino le limitate capacità del bimbo.
Il bambino con DSA non ha disturbi neurologici o neurocognitivi, che vanno esclusi, e ha una intelligenza nella norma, anzi può essere molto dotato, dunque i suoi problemi non derivano da deficit intellettivi.
Per porre diagnosi deve essere escluso che le difficoltà di apprendimento siano dovute a problemi fisici, come deficit di vista o udito, o a disturbi psicologici che interferiscano con l’apprendimento. In presenza di ansia, depressione, deficit d’attenzione e iperattvità, le difficoltà di apprendimento non devono essere meglio spiegate da tali condizioni.
Inoltre, bisogna escludere che tali difficoltà siano attribuibili a poca applicazione allo studio, mancanza di opportunità di apprendimento o di esercizio, istruzione inadeguata.
Disturbi specifici dell’apprendimento: una definizione condivisa
Ecco la definizione del disturbo specifico dell’apprendimento, così come riportata dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, nella più recente edizione (DSM V), nella sezione dedicata ai disturbi del neurosviluppo: difficoltà di apprendimento e nell’uso di abilità scolastiche, come indicato dalla presenza di almeno 1 dei seguenti sintomi, che devono essere persistiti per 6 mesi, nonostante la messa a disposizione di interventi mirati su tali difficoltà:
- Lettura delle parole lenta, faticosa, imprecisa (legge singole parole lentamente, con esitazione o in modo errato, pronuncia con difficoltà o tira a indovinare);
- Difficoltà di comprensione del significato di ciò che viene letto (può leggere adeguatamente, ma non comprende i significati del testo);
- Difficoltà nello spelling (aggiunge, omette o sostituisce vocali o consonanti);
- Difficoltà nella scrittura (fa molti errori, organizza male i paragrafi, manca di chiarezza);
- Difficoltà nel padroneggiare il concetto di numero, i dati numerici o il calcolo (ha scarsa comprensione dei numeri, conta sulle dita anche per una singola cifra, si perde all’interno dei calcoli);
- Difficoltà nel ragionamento matematico (ha gravi difficoltà ad applicare concetti matematici, dati o procedure per risolvere problemi quantitativi).
Diagnosi e supporti scolastici
La diagnosi di DSA può essere posta solo in presenza di sintomi persistenti, non transitori, nè legati a momenti di passaggio o altri tipi di difficoltà del bambino o nel suo ambiente, e solo dopo aver verificato le seguenti condizioni:
- che le difficoltà di apprendimento persistano in presenza di adeguate opportunità educative;
- che non siano dovute a problemi fisici o psicologici;
- che prescindano dall’impegno del bambino e dal necessario sostegno ambientale.
Inoltre, la diagnosi non può essere posta prima del mese di gennaio del secondo anno della scuola primaria (elementari) per quanto riguarda la compromissione delle abilità di lettura e scrittura, mentre per la discalculia bisogna aspettare la fine della terza classe.
Dato che le abilità scolastiche si pongono lungo un continuum, qualsiasi soglia si usi per differenziare le generiche difficoltà d’apprendimento dai DSA non può che essere arbitraria Per questo è indispensabile il giudizio clinico che incroci diversi tipi di dati: valutazione clinica, storia di vita, percorso scolastico, pagelle, risultati dei test psicometrici (di intelligenza e di rendimento).
Ricordiamo che i DSA non sono un handicap, nemmeno per la legge, che infatti non prevede l’insegnante di sostegno, ma solo strumenti compensativi e misure dispensative.
In Italia, secondo la Legge n.170/2010, i bambini con DSA hanno diritto ad alcuni supporti ed facilitazioni in ambito scolastico. Gli strumenti compensativi sono strumenti didattici e tecnologici che facilitino l’alunno rispetto alle sue difficoltà specifiche (registratore per le lezioni, sintesi vocale dei brani da studiare, programmi di videoscrittura con correttore ortografico, mappe concettuali, tabelle, formulari, calcolatrice). Le misure dispensative permettono di evitare alcune prestazioni particolarmente difficoltose per l’alunno (lettura ad alta voce in classe), e consentono verifiche e valutazioni programmate e personalizzate.
Campanelli d’allarme precoci
Prima dell’inizio delle elementari, alcuni segnali possono annunciare futuri problemi di apprendimento, come difficoltà di attenzione, ritardi nello sviluppo del linguaggio, lievi deficit nelle capacità di movimento fine. Spesso abbiamo un profilo di abilità irregolari: al di sopra della media nei compiti visivi e spaziali, come il disegno, ma al di sotto nelle capacità linguistiche e numeriche.
Il bambino può avere un linguaggio infantile per la sua età, pronunciare male le parole, avere difficoltà a imparare lettere, numeri o i giorni della settimana, mostrare mancanza d’interesse nei giochi linguistici, come rime o filastrocche. Durante la scuola materna, possono evidenziarsi difficoltà nel riconoscere e scrivere le lettere, scrivere il proprio nome, suddividere le parole in sillabe, collegare le lettere con i loro suoni.
I disturbi specifici dell’apprendimento durante la crescita
Con l’inizio delle scuole elementari, le difficoltà riguardano l’apprendimento dei collegamenti tra suoni e lettere, la messa in sequenza di numeri e lettere, la decodifica fluente delle parole. La lettura ad alta voce è lenta, imprecisa e stentata e alcuni bambini hanno problemi a ricordare i dati numerici o le procedure delle operazioni di addizione, sottrazione, ecc. Le difficoltà di memoria possono riguardare dati, nomi e numeri telefonici.
È frequente che i bimbi delle ultime classi continuino a pronunciare in modo scorretto le parole, saltino parti delle parole più lunghe, confondano tra loro parole con suoni simili, leggano correttamente la prima parte di una parola per poi tirare a indovinare. Le difficoltà riguardano anche la comprensione del testo, al di là dei problemi di lettura, e la produzione scritta, che tipicamente è scarsa e piena d’errori.
Gli adolescenti solitamente hanno imparato a decodificare correttamente le parole, ma la lettura rimane lenta e faticosa, permangono i problemi di comprensione e di espressione scritta e la scarsa padronanza delle operazioni matematiche.
Anche gli adulti continuano d avere difficoltà di lettura, ortografia e calcolo e possono utilizzare approcci alternativi per accedere a stampa e libri o per lavorare su documenti scritti, come software di conversione testo-linguaggio o supporti audiovisivi.
Evoluzione dei disturbi specifici dell’apprendimento e rischi associati
Il decorso e le manifestazioni cliniche sono variabili, perché dipendono dalla gravità dei sintomi, dalle abilità di apprendimento, dalla presenza di disturbi associati e soprattutto dal sostegno ambientale e dagli interventi disponibili.
La persona, se adeguatamente sostenuta, pur continuando ad avere specifiche difficoltà, può sviluppare strategie compensatorie che le consentano di proseguire gli studi e raggiungere buoni traguardi scolastici e lavorativi.
Viceversa, senza un adeguato supporto, sono frequenti fallimenti scolastici, abbandono degli studi e successivi problemi lavorativi. A tutte le età è tipico il rifiuto di impegnarsi in attività che richiedano abilità scolastiche, con le prevedibili conseguenze negative.
Un bambino lasciato a se stesso o ostacolato dal suo ambiente corre seri rischi per lo sviluppo di disturbi psicologici, problemi comportamentali, lamentele fisiche, ansia grave, attacchi di panico, depressione, tentativi di suicidio.
Cosa fare di fronte a un bambino con difficoltà di apprendimento?
Di fronte ai primissimi segni di difficoltà di apprendimento in un bambino bisogna fermarsi e chiedersi cosa si cela dietro a queste difficoltà.
Abbiamo a che fare con un bimbo che ha sempre manifestato difficoltà, problemi d’attenzione, ritardi motori o linguistici? Ci sono dubbi circa il suo sviluppo intellettivo? Oppure siamo in presenza di una precipitazione nelle abilità e nelle competenze del bambino? Mostra nuove difficoltà, incapacità di mantenere l’attenzione o agitazione, paure particolari? Cosa è successo nella sua vita? Com’è la situazione in casa? Ci sono stati cambiamenti in famiglia: lutti, separazioni, traslochi, nascita di un fratellino? Come ha vissuto l’inserimento alla scuola materna o il passaggio alle elementari? Com’è la sua socialità? Dorme bene? Sembra sereno o agitato? Riflettiamo anche sull’ambiente scolastico, sul clima della classe, sulla qualità delle insegnanti.
Se sospettiamo che il bambino abbia problematiche emotive o disturbi specifici nell’apprendimento, fissiamo una consulenza psicologica con uno specialista o chiediamo al medico di base l’impegnativa per una visita di controllo nel servizio pubblico.
Se siamo in presenza di una problematica emotiva, lo specialista consiglierà il percorso migliore, coinvolgendo tutta la famiglia.
Se siamo in presenza di un DSA, molto di quello che succederà dipende dalla gravità dei sintomi, dal sostegno scolastico, dal supporto familiare. Come da linee guida, un’istruzione sistematica, intensiva e personalizzata può mitigare o migliorare le difficoltà di apprendimento in alcuni individui o promuovere le strategie di compensazione in altri, attenuando così esiti altrimenti negativi.
Ci sarà poi bisogno di un supporto psicologico al bambino e ai familiari per evitare che si aggiungano problemi secondari di carattere emotivo e psichico che farebbero precipitare la situazione (si veda decorso e rischi associati).
Dunque, non bisogna sottovalutare il problema, ma neppure disperare perché un bambino adeguatamente sostenuto può vivere un percorso scolastico soddisfacente, pur con tutte le difficoltà del caso, e diventare un adulto con un buon adattamento personale e professionale, che sa gestire le sue limitazioni con intelligenza, flessibilità e adeguate strategie compensatorie.
Contatti: studio di psicologia e psicoterapia
Psicologa Psicoterapeuta Acilia (Ostia, Infernetto, Casal Palocco-Axa, Eur) e Corso Trieste, Roma.
Bibliografia
American Psychiatric Association (2013), Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione (DSM V), Tr. It. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.