Quando mettere fine ad un rapporto: tutti i segnali che la coppia scoppia
La coppia è in crisi, sentiamo di non farcela più, ma bisogna lasciarsi o provare ancora ad “aggiustare” le cose? Quando dire basta.
Ogni fine è un nuovo inizio.
Non è facile mettere fine ad una relazione: la coppia è il luogo dell’intimità, del rapporto profondo con l’altro, dove mettiamo in gioco i bisogni e le emozioni primarie, tutte le nostre vulnerabilità e risorse vitali.
Nell’amore, l’altro appaga la nostra sete di affetto, di riconoscimento, ci solleva dal senso di solitudine e di “incompletezza”.
In una coppia che funziona, poi, c’è complicità, dialogo, divertimento, l’altro funge da continuo stimolo per la crescita e la realizzazione, anche a livello personale.
Non sempre, però, il rapporto svolge queste funzioni di supporto e crescita: quando non ci sono più le basi di amore e condivisione, la relazione diventa logora, sfiancante e mina il benessere e l’autostima.
Salvare il rapporto o interromperlo?
È molto dura decidere di lasciarsi, poiché si è legati dall’affetto, dalla rete sociale, dalle scelte di vita, spesso dalla casa, talvolta dai figli.
E’ complicato capire se il rapporto è effettivamente al capolinea, o possa essere in qualche modo recuperato.
Si vive nella speranza che l’altro cambi, che la situazione migliori, o che un giorno “magicamente” tutta l’insoddisfazione, la distanza emotiva e il risentimento possano svanire.
È giusto e assolutamente comprensibile voler salvare un rapporto, un progetto di vita, se ci sono motivi di crisi sui cui poter lavorare insieme, in modo costruttivo.
Più spesso, però, il problema non è facilmente individuabile e circoscrivibile, l’allontanamento avviene con il tempo, per mancanza di comunicazione, trascuratezza, cambiamenti individuali non sostenuti e assimilati a livello di coppia.
Ci si è messi insieme su delle basi che non ci sono più e la situazione, purtroppo, non è recuperabile.
Quali sono i segnali che è venuto il momento di chiudere?
Vediamo i principali:
- Sentirsi spesso stanchi, annoiati e negativi in presenza dell’altro;
- Non ridere più insieme;
- Mancanza di complicità;
- Carenza di interessi, passioni, progetti in comune;
- Prevalenza di interazioni negative rispetto alle positive;
- Preferire fare le cose da soli, o con altre persone, piuttosto che con il partner;
- Sentirsi non apprezzati;
- Fare e ricevere continuamente critiche non costruttive;
- Essere pieni di rabbia e risentimento;
- Sentire che ci si sta “accontentando”;
- Pensare più in termini di “io” che di “noi”;
- Vivere più nel passato che nel presente: aggrapparsi ai ricordi;
- Vivere più nel futuro che nel presente: aggrapparsi alla speranza.
Se sono presenti questi segnali, la relazione è profondamente in crisi e bisognerebbe valutare seriamente, se non c’è la reale e forte intenzione comune di tentare una difficile risoluzione, ad esempio attraverso una terapia di coppia, di porre fine al rapporto.
Quando la relazione è dannosa
Ci sono poi dei segnali particolarmente gravi, che indicano che siamo in presenza di una relazione “tossica”:
- Manca la fiducia e il rispetto;
- C’è un forte squilibrio di potere, per cui un partner è troppo dominante e l’altro troppo sottomesso;
- Il rapporto è fatto di eccessivi alti e bassi, tira e molla, ripensamenti;
- Ci si sente prosciugati dagli sforzi per sostenere e mandare avanti la relazione;
- Il rapporto causa disagio psicologico, sotto forma di ansia, depressione o disturbi psicosomatici;
- Familiari, amici o “esterni” ritengono il rapporto disfunzionale.
In questi casi, la situazione è particolarmente allarmante ed è consigliato cercare un aiuto qualificato.
Amore e dipendenza
Quando mettere fine ad una relazione, anche se ci rende insoddisfatti e infelici, sembra impossibile, siamo di fronte ad uno scenario di dipendenza.
La dipendenza relazionale, o affettiva, si manifesta con un bisogno eccessivo dell’altro e della relazione, che diventa la principale sfera di interesse e investimento, a discapito di altre relazioni o attività.
L’assorbimento nella relazione è tale che, pian piano, la persona orienta i propri pensieri, interessi e comportamenti sempre più in funzione dell’altro, perdendo il focus su di sé.
Bisogna stare attenti, perché anche il continuo concentrarsi sugli errori e mancanze del partner denota una forma di dipendenza, poiché l’attenzione è sempre spostata sull’altro, piuttosto che su se stessi.
Le persone inclini alla dipendenza affettiva, anche se perfettamente autonome dal punto di vista materiale, hanno un tale bisogno dell’altro, anche sotto forma di scontro, che faticano ad immaginarsi da sole.
A livello profondo, hanno poca fiducia nelle proprie risorse e capacità e hanno difficoltà a portare avanti attività e progetti in maniera veramente autonoma.
Trovare il coraggio
La paura di stare soli, assumendosi tutto il peso e la responsabilità della propria esistenza, porta a rimanere aggrappati ad una relazione, anche se malsana, pur di non dover guardare dentro di sé e capire come risolvere la propria vita.
È molto importante trovare la forza di lasciarsi, poiché una relazione che non funziona, portata avanti, ci rende la versione negativa di noi stessi: infelici, insicuri, arrabbiati, confusi. Danneggia noi, il partner, i figli (se ci sono), intossica le nostre giornate, ci rende meno disponibili per chi ci vuole bene, ci allontana dai nostri obiettivi.
Bisogna avere il coraggio di domandarsi: se questa persona la incontrassi oggi, sceglierei di passare la vita con lei?
Psicologa Psicoterapeuta Acilia (Ostia, Infernetto, Casal Palocco-Axa) e Corso Trieste, Roma.